TREDICI CANZONI PER JENNIFER - Emmetag

navigate_before
navigate_next

A Napoli al Teatro Bellini, è stata messa in scena “Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello, regia di Gabriele Russo, che con estrema fedeltà si attiene alle rigide regole dello scrittore, scava nel testo, attuando un’estetica potente e mettendo in scena una opera Sacra e Fluida. Ma dobbiamo chiederci che cosa è il teatro di Annibale Ruccello? Semplicemente un teatro anti-naturalistico dove impariamo a vedere e a “disvedere” i corpi, noi stessi, il territorio, la città e impariamo a disconoscere canzoni e iniziamo a visualizzare i suoni. La perdita dell’identità: psicologica, linguistica e sessuale, la crudeltà del presente nel desiderio di un bene smarrito sono i temi principale nel teatro Ruccelliano. In tutte le sue opere la drammaturgia è scandita dalla musica. La musica svuotata dal linguaggio è un’esperienza svincolata ma assorbita, sminuzzata ma compatta. La “musica di scena” è in simbiosi con il processo creativo del testo, intenzionale e unitaria. Ruccello affidò alla musica un compito nuovo, essere scrittura drammaturgica, capace di evidenziare la natura musicale, concepita come dramma di linguaggi, una fusione tra micro e macrocosmo.“Le cinque rose di Jennifer” è il dramma dell’attesa e dell’ossessione, scandito dalla musica, si apre il sipario con sottofondo : Mina, “Quattr'ore 'e tiempo canzone”, il suono ti arriva da lontano, un suono con tanti difetti, dato dalla radio, Annibale ci infonde calore, ti costruisce uno spazio sonoro dove trovare appoggio. Attraverso i versi delle canzoni, 13 in totale, si assiste alla nascita di una lingua afasica, il flusso di suoni scandiscono e battono movimenti e sentimenti degli attori, la canzone di Patti Pravo, La bambola, ci porta nella bidimensionalità e nelle azioni di Jennifer: Con sguardo intenso di desiderio riporrà nei pressi del guardaroba un vistoso scatolo infiocchettato… Accarezzerà per un attimo lo scatolo, si soffermerà incantato per un istante, poi riprenderà a sparecchiare la tavola e rimettere ordine”

Ruccello affidò alla musica un compito nuovo, essere scrittura drammaturgica, capace di evidenziare la natura musicale, concepita come dramma di linguaggi, una fusione tra micro e macrocosmo.

Create questa playlist, chiudete gli occhi e cercate di rendere visibili questi suoni, vi racconteranno una storia d’amore poetica.

  1. Mina, Quattr'ore 'e tiempo
  2. Patty Pravo, La bambola
  3. Romina Power, Acqua di mare
  4. Ornella Vanoni, L'appuntamento
  5. Patty Pravo, Sentimento
  6. Mina, Grande GrandeGrande
  7. Milva, Quattro vestiti
  8. Patty Pravo, Se perdo te
  9. Mina, Ancora AncoraAncora
  10. Mina, Vorrei che fosse amore
  11. Mina, Bugiardo e incosciente.
  12. Gabriella Ferri, Addò sta Zazà
  13. Orietta Berti, Finché la barca va.

parole di Maria Vastola

scatti a colori di Mario Spada - scatto in bianco e nero foto d’archivio di Annibale Ruccello