TAVO: UN FUNAMBOLO IN GIRO PER L’ITALIA - Emmetag

Con all’attivo il suo primo disco “Funambolo” oggi conosciamo TAVO, cantautore di Alessandria, che nell’ultimo anno ha cominciato a far parlare di sé in giro per l’Italia.

Allora TAVO partiamo da te, cosa si nasconde dietro questo nome e come nasce la tua avventura artistica?

Per dirti cosa si nasconde dietro il nome “TAVO” devo necessariamente dirti “chi” vi si nasconde. Infatti TAVO non è altro che un soprannome che mi porto dietro dalla prima elementare. Mi chiamo Francesco Taverna e, non so per quale esatto motivo, quel “Taverna” è per tutti gli amici e conoscenti diventato presto “TAVO”. Ho iniziato a suonare a dodici anni e sono quattordici che lo faccio. Sono stato per anni chitarrista di un gruppo con il quale facevo cover in locali e feste universitarie. Parallelamente ho sempre scritto, più come uno sfogo e un passatempo che per l’ambizione di uscire con un album. Due anni fa Lorenzo Chiesa, un caro amico d’infanzia, ora bassista e grafico di questo progetto, mi iscrisse a mia insaputa ad un concorso musicale, per spronarmi ad uscire con le mie tracce. Beh alla fine contro ogni aspettativa quel concorso lo vinsi e da lì a poco fui contattato dalla Noize Hills Records, etichetta con la quale ho collaborato per la produzione di un intero album, mesi dopo intitolato “Funambolo”.

il cantautore italiano Tavo

Hai parlato del tuo disco, quale storia raccontano i brani contenuti al suo interno e quali tra questi senti di più?

“Funambolo” è un racconto, quasi cronologico, della mia vita. Contiene la storia della mia famiglia, i momenti felici, le relazioni fallite, uno sfratto che mi ha segnato, le persone che ho perso, i nonni con i quali sono cresciuto e tuttora vivo. Per essere precisi “funambolo” descrive il momento preciso in cui ci si trova a dover fare una scelta. Per me ogni scelta è un punto di partenza. Dover scegliere significa restare sospesi da un punto “A” ad un punto “B”, si sperimenta la paura di sbagliare, la paura di restare soli, di essere criticati. Il funambolo è la personificazione di questa posizione precaria.

Quali sento di più?! Non sento più nulla di quel disco, ora lo suono! Ho passato un anno intero in studio per produrlo e registrarlo, sei anni a scriverlo ed ora me ne sono “liberato”, appartiene al bagaglio della mia memoria. Detto ciò, sono legatissimo ad ogni traccia, “i fiori son scontati” è forse il brano a cui tengo di più, racconta, senza giri di parole, il ricordo più forte di tutta la mia vita nella casa dei miei nonni.

Andando più nello specifico, come nasce una canzone di TAVO, qual è la tua maggiore fonte di ispirazione?

Non c’è una ricetta che funziona sempre e non ho un metodo efficace al cento per cento nella stesura di una canzone. Molte volte scrivo brevi strofe o giri di accordi che restano lì settimane a volte mesi, quando ad un certo punto mi ritrovo con pagine e pagine di parole. Li mi rendo conto che molte di queste frasi parlano della stessa cosa e allora faccio una specie di “collage”. Altre volte riesco a scrivere una canzone intera in una giornata, è raro, ma è successo. Ho sicuramente bisogno di tranquillità per mettere la testa sopra un foglio, ecco perché di notte non dormo mai!  Non mi pongo limiti sugli argomenti da trattare, ecco perché l’ispirazione, per me può arrivare da tutto.

Quali sono le tue influenze musicali e, se ce n'è uno, il genere nel quale ti collochi? 

Ho veramente ascoltato e ascolto di tutto!  Ho studiato jazz al conservatorio, da ragazzino ho ascoltato il rock, il punk, ora ascolto musica elettronica, trap, deep house, indie, folk... Che sia Italiana o internazionale, poco importa, la musica bella è bella. L’unico genere che ha sempre dominato le mie playlist, dal mio primo Mp3 a spotify oggi, è senz’altro il pop. Ed è proprio nel pop che mi collocherei anche se voglio sentirmi libero di fare il genere che mi pare. Se la gente mi vuole inserire, nell’indie, nel punk, nel rock o nel pop è libera di farlo, non lavoro in funzione della categoria che mi viene assegnata. Se ascolti il disco e ti piace io sono felicissimo il resto è tutto secondario!

il cantautore Tavo

Da poco hai suonato a Milano e Roma, cos'hai provato nell'abbattere i confini regionali e nel trovare un buon riscontro per la tua arte anche al di fuori della tua zona?

Altro che confini regionali, vengo da un paese nella provincia di Alessandria che conta a malapena mille anime. Quando ho messo piede a Milano e Roma grazie alla musica mi sono sentito Neil Armstrong appena sceso dall’Apollo 11. Ti dirò di più: trovare un sacco di gente al mio primo concerto a Roma ha suscitato in me lo stesso stupore che avrebbe suscitato un extraterrestre ad Armstrong! Detto ciò, non sono e non mi sento ancora arrivato da nessuna parte, quindi lavorerò duramente!

Insomma dall'uscita dell'album lo scorso anno un po' di strada l'hai fatta, chi maggiormente ti ha sostenuto e quali sono i progetti per il futuro?

Ho fatto ancora poca strada rispetto a quella che ho in programma e spero di riuscire a fare! Per l’imminente futuro ci saranno nuove pubblicazioni e se tutto va bene grandissime novità, ma non posso ancora dire nulla. Sicuramente spero di riuscire a fare la cosa che mi piace di più, cioè fare un sacco di concerti, suonerei e girerei l’Italia tutti i giorni, credimi.

Non finirò mai di ringraziare le persone che mi hanno sostenuto, la mia famiglia, i “pochi ma veri” amici, la mia etichetta i ragazzi che suonano con me. Bobo Lazzarin (produttore), Federico Notte (manager), Andrea Cherian (produttore e tecnico dello studio), Lorenzo Chiesa (bassista e grafico), Daniele Porcu (batterista), tutte persone che hanno investito in me tempo, denaro, si sono presi rischi dandomi fiducia quando questo progetto era solo un’idea. Loro sono una famiglia allargata e gli voglio un bene sincero.

Da quando tutto questo è iniziato ho perso tante altre persone. Contrariamente a quanto si possa pensare, mi sono sentito più solo rispetto a prima, il cellulare squillava quasi sempre, notifiche whatsapp, Instagram, molti mi chiedevano: contatti, aperture, ma le persone che facevano parte della mia vita “paesana” erano sempre meno. In compenso ho realizzato di aver trovato molte altre persone, che apprezzano ciò che faccio e ciò che sono (nel momento in cui non esiste un reale confine in TAVO tra “persona” e “artista). È nei messaggi di complimenti, nelle nuove facce che ho visto durante il tour, nelle persone che trovano in una mia canzone un frammento della loro vita, che ho capito che il lavoro che faccio è per me il lavoro più bello del mondo!

parole di Ivana Rizzo

scatti forniti da Tavo 

Tavo durante un concerto