"Bologna è la mia parte quadra e Napoli quella tonda" intervista ad Alessandro Gioia - Emmetag

Alessandro Gioia
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Alessandro Gioia attore e animatore teatrale, quando nasce la tua passione per il teatro? 

Comincio al liceo, per gioco. Prima ero orientato verso altro, mi immaginavo psicologo. Dopo quel primo spettacolo compro "Manuale minimo dell'attore" di Dario Fo e lo leggo d'un fiato. Ero totalmente a digiuno di qualsiasi conoscenza teatrale, capii poco eppure capii tutto.

L'incontro con artisti della scena contemporanea come Giuliano Scabia, Wanda Monaco, Claudio Longhi, Davide Iodice cosa ha cambiato in te?
Decisi di iscrivermi al DAMS di Bologna piuttosto che affrontare i provini per le scuole di recitazione. Credo sia importante questa premessa per capire i perché dei tanti incontri che hanno inciso sulla mia formazione. AL DAMS ho frequentato tutti i laboratori a cui potevo partecipare, alcuni lunghi altri meno: cercavo un percorso che potesse essere mio. In questo senso, ogni artista che ho incontrato mi ha donato qualcosa di prezioso.

La tua attività professionale inizia nel 2005 a Bologna con Massimo Machiavelli. È un periodo di scoperta della maschera. Cos'è per te la maschera?
Andai in scena per la prima volta nel 2005, su un palco vero intendo, vestendo i panni di un Pulcinella. E' curioso che il mio percorso inizi con la maschera napoletana proprio mentre cercavo di uscire dai cliché della mia tradizione culturale. Il libro di Fo costituiva gran parte del mio bagaglio culturale, ma già studiavo cose nuove, autori sconosciuti che per me oggi sono un riferimento. Dico questo perché intendo la maschera come un paradigma culturale attraverso il quale il nostro corpo comunica, consapevolmente o meno. Nel caso degli attori in maniera consapevole.      

La vita è fatta di incontri fortunati. Negli ultimi anni, lungo il tuo percorso lavorativo ed umano hai incontrato Valeria Parrella, Riccardo Muti. Racconti ai lettori di Emmetag qualche aneddoto legato a qualche produzione.
Due belle esperienze sia allo Stabile di Napoli che al Teatro San Carlo. Ma sono altri gli incontri fortunati della mia vita. Il primo sicuramente è stato quello con Antonio Grimaldi che considero a tutti gli effetti il mio Maestro. Credo di essere diventato un attore grazie al lavoro fatto insieme al "Grimaldello", mi ha donato un'etica del fare teatro e la fedeltà a se stessi. Se faccio ancora teatro lo devo ad Antonio. Il secondo incontro importante è con la compagnia "I Pesci", di cui sono parte insieme a Mario De Masi, Lia Gusein Zade, Serena Lauro, Fiorenzo Madonna e Luca San Giovanni. A marzo saremo in scena al Piccolo Bellini con "Supernova", spettacolo nato da una ricerca di gruppo costante nel tempo e nella quale mi riconosco fortemente.    

Concludiamo, Bologna e Napoli. Due città importanti nella tua vita. Quanto c'è di Bologna in Alessandro e quanto c'è di Napoli?
Mio nonno aveva un quadretto in ceramica all'ingresso di casa che recitava una frase che ancora oggi non dimentico: "Chi nasce quadro nun more tunno". Eludendo il senso della frase, direi che Bologna è la mia parte quadra e Napoli quella tonda.

intervista raccolta per Emmetag da Maura Ciociano

scatti gentilmente forniti da Alessandro Gioia