LA DEA TAVOLA - Emmetag

È sicuramente un suo filo conduttore, sarà certamente un aspetto determinante della sua vita, la tavola nella maggior parte dei film di FerzanÖzpetek viene celebrata come una divinità.

Imbandita o in fase di allestimento, questa diviene sempre una parte integrante delle scene in cui si avvicendano discussioni, dichiarazioni, dolori ed amori.

La tavola diventa con Özpetek un set dentro al set.  Se si osserva attentamente, dalla semplice sceltadelle stoviglie, delle tovaglie, dello stesso menù si può evincere l’importanza, il ceto sociale, la tradizione e la diversità dei commensali. Sinonimo delle sue origini, ma anche delle su esperienze di vita.

Lo spettatore è chiamato a prendere atto che il cibo in posa sul tavolo è esso stesso un protagonista del film. Infatti non mancano riprese che anticipano l’intavolamento, si parte sempre dalla cucina per poi arrivare a sedersi intorno a questi altari dell’abbondanza. Qualcosa di magico, una danza che vede tutti in movimento fino a giungere all’atto finale.

Anche nell’ultimo film “La dea Fortuna”, in una delle sceneche racconta l’arrivo degli ospiti, la macchina da presa riprende gli attori seduti ad un tavolo su questa terrazza di una villa siciliana, dove le battute dei protagonisti si alternano tra un boccone e un sorso di vino.

In ogni racconto, che negli anni ci ha regalato, la tavola è la rappresentazione di un momento teatrale. Con questa egli vuole proprio comunicare un messaggio. Sia una colazione o una cena,traduce in maniera eloquente l’importanzadi riunirsi per festeggiare, per superare gli ostacoli, di aggregarsi per donarsi.

Con i suoi fermo immagine ti porta dentro ad una sacralità cara a molti di noi. La divinazione di questa dea diventa quasi una rito necessario da riproporre affinché chi guarda possa coglierne l’importanza. Sentore di quanto questo trasporto sia un elemento imprescindibile del suo quotidiano vivere.

Un rito, ripetuto nella sua filmografia, che manifesta l’adorazione che egli ha per la Dea tavola.

parole di Antonio Ambrosio

scatti tratti dal web