PRENDERSI CURA, VIAGGIO FOTOGRAFICO IN CORSIA - Emmetag

Quella del medico è una missione, una dimensione nella quale siamo precipitati senza troppi rudimenti con la concitazione dei primi giorni di marzo. Lo stato emergenziale ci costringe a fermarci, a puntare gli occhi sulle strutture sanitarie e vivere da spettatori una realtà che si consuma abitualmente in silenzio. L'era di internet consegna a ciascuno di noi la prova visiva del lavoro in corsia con accecante brutalità; eppure un grosso carico emotivo c'è stato prima e ci sarà ancora quando, passata l'acqua alta, gli addetti ai lavori torneranno ad operare a luci spente.

Chiamati ad essere lucidi nei momenti di maggiore apprensione, calmi quando tutti intorno sembrano aver perso la bussola, gli attori di corsia non rinunciano a coltivare il lato umano della loro vocazione. Hanno dei volti, dei nomi dietro i quali costruiscono l'elaborazione individuale del rapporto medico paziente: giovani e meno giovani, appassionati di viaggi, di fotografia e di racconti. Come Matteo, medico specializzando all'ospedale Maggiore di Parma, che ci apre virtualmente le porte del suo progetto fotografico "Prendersi Cura", una raccolta di immagini e parole per dare voce e consistenza a chi vive la realtà ospedaliera nel quotidiano. Sono gli anestesisti, i pediatri, gli infermieri e tutti i professionisti prestati alla causa nei giorni buoni ed in quelli meno sicuri. "Qualcuno – spiega Matteo – dice che il prendersi cura è un atto creativo, un gesto che modifica l'esistente generando bellezza. La Cura, per Battiato, si traduce in gesti, in un'attenzione continuamente concentrata sull'Altro da sè, in una lettura minuziosa delle debolezze dell'altro ma priva di ogni giudizio. La fragilità di chi mi sta accanto è un dono da cogliere è custodire. Cosa vuol dire per le persone che quotidianamente lavorano con la fragilità acuta, prendersi cura? Me lo dicono i protagonisti."

Cristina, anestesia e rianimazione: E’ fare la tua esperienza e la tua persona stessa; se non c’è empatia verso la persona che stai curando, credo che sia un curare a metà. Ma forse questo è il mio modo ancora giovane di vedere le cose.
Vito, ginecologia e ostetricia: Io penso sempre che quella di fronte sia mia madre e cerco di comportarmi come se fosse lei.
Rosarino, medico di pronto soccorso: Prendersi cura vuol dire ascoltare.
Nello, pediatria: Prendersi cura vuol dire avere delle attenzioni che permettano al bambino di proseguire appunto, e gli permettano di avere un comfort di vita, una qualità di vita soddisfacente.
Miriam, infermiera strumentista: Il regalo più prezioso che possiamo fare a qualcuno è la nostra attenzione. E’ un pensiero di Thích Nhất Hạnh. Credo che in questa frase sia racchiuso tutto il senso del “Prendersi Cura”.
Giulia, anestesia e rianimazione: Prendersi cura è preservare la persona che è nel paziente, il tempo che ha per fare le cose a cui tiene. Ricordarsi che alla fine l’importante è questo.
Giovanni, anestesia e rianimazione: Questa del prendersi cura è una bellissima domanda. Prendersi cura è aiutare le persone in ogni ambito. Le aiuti dove hanno bisogno, a volte basta un pò di empatia, sentirle, ascoltarle.
Gelinda, anestesia e rianimazione: Prendersi cura è fare la differenza perchè tu sei lì; fare la differenza vuol dire essere umani.
Elena, ginecologia e ostetricia: Prendersi cura è un atto personale, spesso intimo. Abbiamo cura delle persone a noi care e se siamo bravi e attenti ce l’abbiamo per noi stessi. Prendersi cura di un paziente è qualcosa che si impara. Con pazienza ed esperienza,osservando chi ci guida e ci insegna.
Costanza, infermiera in cardiochirurgia: Prendersi cura è esserci nel momento del bisogno, qualunque esso sia, dal più stupido a quello più importante.
Cesare, ematologo: Prendersi cura vuol dire capire quali sono i tuoi limiti, quali i limiti del paziente e riuscire a dare tutto quello che puoi entro questi limiti.
Alessia, ostetrica: Credo che sia un occuparsi a 360 gradi di una persona, di un qualcuno che ha bisogno di un supporto, di un aiuto, di quel che vuoi, soprattutto psicologico. È cercare di affrontare insieme quel momento, far capire che non è solo”.
Alessandro, infermiere strumentista: Prendersi cura vuol dire non guardare solo la malattia, non guardare solo la cura…ma conoscere e guarire la persona malata. Il nostro ruolo è far sentire meglio la persona che è più debole.
Francesco, anestesia e rianimazione: Prendersi cura è far sapere all’altro che ci sei, dimostrarlo con i gesti dove non arriva la parola.
Benedetta, anestesia e rianimazione: Prendersi cura, sarò banale, è un atto d’amore.
Elena, anestesista: Prendersi cura significa dedicare il tuo tempo, le tue attenzioni, la tua professionalità all’altro. Che sia un paziente, un parente del paziente o un collega. Vuol dire che sei disposto a rinunciare a qualcosa di te stesso per rispondere alle necessità dell’altro.
Claudio, anestesista e rianimatore: Prendersi cura vuol dire conoscere i bisogni dell’altro, esssere capaci di capire se si è in grado di soddisfarli, avere l’umiltà di riconoscere quando non lo si è. Puoi applicarlo alla medicina, se vuoi, oppure puoi applicarlo a te stesso.
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parole di Emilia Volpe

Progetto fotografico e didascalie raccolte da Matteo Procopio