RISCOPRIRSI RESILIENTI PER VINCERE LE SFIDE DEL FUTURO - Emmetag

 

Ultimamente ho letto diversi articoli ed un’accorta intervista del poeta e paesologo Franco Arminio sull’eterna “questione meridionale”. Mi soffermo, momentaneamente, proprio sul prologo dell’intervista di Arminio apparsa su La Repubblica di Napoli domenica 2 agosto dove si sottolinea come “L’emigrazione è un furto e i popoli costretti ad emigrare sono popoli derubati”. Un concetto universale e dirimente per i tempi moderni, dove sempre più molti popoli sono costretti ad emigrare e chi crede nell’unilateralità dei flussi non ha ne ha compreso l’importanza e la gravità del fenomeno. Un concetto evidenziato da Arminio che nell’intervista cerca, forse in maniera anche pretestuosa, di concepire un’inversione di rotta. “Scontiamo una mancanza di pensiero sul Sud che va avanti da troppo tempo, non è mai stato elaborato un piano serio per il lavoro giovanile. E così la malattia avanza, indisturbata”. Questa malattia è indicata nella mancanza di opportunità lavorative, sociali, culturali, di istruzione e civili. Ma la più grave delle malattie è la perdita di resilienza. Una cosa è certa: la vita è imprevedibile, alti e bassi, svolte e cambiamenti, novità. Possiamo sbagliare, avere successo, provare gioia o dolore. La vita è un viaggio nell’incertezza e alle volte può essere difficile navigare a vista. Dovremmo riscoprirci resilienti. Dovremmo riscoprire un pensiero resiliente. Le persone resilienti sono generalmente ottimiste e pensano in modo positivo. L’essere positivi non si manifesta solo nell’essere gentili e di aiuto agli altri ma significa saper parlare a sè stessi utilizzando un linguaggio positivo.Vivere in questi luoghi, vivere questi luoghi, concede di entrare profondamente a contatto con la natura. Viverla, osservarla nei suoi molteplici e continui cambiamenti. Coltivarla e coltivare in noi la prossimità ai suoi movimenti. La natura si muove secondo dei cicli e lo stesso vale per noi. Arriva l’autunno, gli alberi perdono le foglie, sembra che non possano più vivere e, invece, si stanno solo liberando del vecchio per far spazio al nuovo, in primavera. E’ solo grazie all’autunno che la primavera può essere colorata, frizzante e piena di profumi. Essere resilienti ci consente di accettare la fine di ogni esperienza per reinventare noi stessi ed essere più forti, coraggiosi, saggi e migliori. In pratica ci consente di crescere ed evolvere. Queste possono essere delle basi per riscoprirci resilienti. Non avvertire in ogni dove il fallimento. E seppur dovesse esserci dovremmo avere la capacità, la resilienza di vederci dentro l’opportunità per rilanciarsi e rilanciare un territorio. Un territorio che attende chi vuole mettergli le ali per farlo volare. Dovremmo conoscerci, conoscere meglio noi stessi e la natura che ci circonda. In tanti anni abbiamo cercato di piegare i tempi e i cicli della natura, di questa nostra natura, cementificando tutto il possibile, arricchendo i nostri interessi mentre non capivamo di rapinare il nostro futuro. Si vuole credere nel nostro territorio e nel nostro futuro? Bisogna partire da queste considerazione. “È il momento di uno scatto culturale, di scelte chiare. Va dismesso l’opportunismo di massa”.

parole di Giangaetano Petrillo

scatto tratto dal web