LA MASCHERA VENEZIANA E IL SUO MISTERO - INTERVISTA A AMERICO POMARICO

Salve, Americo, lei è originario di Lentiscosa (SA) ma per anni ha vissuto e lavorato a al Nord. Perché decise di emigrare e trasferirsi altrove? Ci racconti un po' di lei.

Come tutte le importanti decisioni della vita, anche quella di partire credo sia scaturita da una molteplicità di fattori. Disagio, voglia di viaggiare e scoprire nuovi mondi e la profonda ricerca di una specializzazione che avesse potuto darmi l’opportunità di approfondire le mie passioni, come quella per il disegno. Partii per Milano diretto all’Ars Sutoria, una delle più importanti scuole per l’apprendimento dell’arte della calzatura. Da qui è incominciata una mia seconda vita, tutt’intorno al mio estro e alla mia creatività, portandomi con il lavoro a Varese, Milano, Verona, Bologna, Roma e Firenze. Questo mio girovagare, oltre a darmi la possibilità di apprezzare l’inestimabile valore del nostro paese, la bellezza e la cultura che poi rappresento nelle mie maschere, mi permise di conoscere tutti i segreti della calzatura e i vari stili e tecniche.

Come ha iniziato ad ambientarsi? Ha avuto qualche difficoltà?

Assolutamente sì, soprattutto quando da un piccolo paese come Lentiscosa emigri verso una città multietnica e cosmopolita. I contrasti e le divergenze le avverti subito. Nelle lingue, nei modi di relazionarsi e interconnettersi con l’altro e il diverso. Il primo apprendimento che questo mondo t’insegna è l’accoglienza. Accogliere l’altro e il diverso per integrarsi e nell’integrazione evidenziare la bellezza della vita. Le maschere forse nascono anche un po’ da quest’aspetto molto interessante. Sentirsi identici e uguali sotto una maschera pur condividendo le proprie differenze fisiche e sessuali. Si, la maschera ti permette di interagire con l’altro pur nelle proprie differenze e scoprire la ricchezza del confronto. Al di là di tutte le nuove scoperte e avventure la lontananza dal fuoco familiare l'ho avvertita profondamente, ma sono anche un testimone che nella vita le avventure vanno vissute nonostante tutto e tutti.

Qual è stata la sua formazione, la sua evoluzione,e com'è nata la sua professione?

Bisogna avere nel proprio D.N.A. le caratteristiche per poter praticare un mestiere, amare quello che si fa ed io entrai in punta di piedi e senza presunzione. Come una spugna cercavo di assorbire tutto quello che potevo apprendere e riuscivo ad assimilare le tipiche lavorazioni, la tecnica e lo stile di una calzatura. Nasco professionalmente come sarto delle calzature, creavo “scarpe”, progettandole dall’ideazione del disegno alla creazione della scarpa. Creare una bella calzatura, semplice nella lavorazione, economica ma che sembrasse costosissima e bella, era quello il segreto. Sicuramente la mia passione e la mia creatività proveniva dal mio essere meridionale. Noi del Sud sappiamo molto apprezzare il bello e il naturale, vivendo in un mondo incantato in cui il semplice saluto del Sole riesce a trasmetterci la bellezza e l’ironia sottile del tempo che trascorre.

Com'è nata la passione per le maschere? Il passaggio dalle “scarpe” alle maschere è breve?

La passione per le maschere nasce dal fatto che mi piaceva realizzare anche degli abiti. Ero a Verona e degli amici mi hanno invitato a vedere il Carnevale di Venezia. Preciso che Venezia di per sé è una città che mi è sempre rimasta nel cuore avendo avuto delle esperienze lavorative nella riviera del Brenta. Quando ho visto tutte le maschere sfilare mi sono sentito rapito dal mistero.

Come nascono le sue maschere? C'è un perché ad ogni maschera che realizza?

Certo. Le mie maschere nascono dal mistero che ogni mia creazione rappresenta. La mia prima creatura è stata la Notte, una maschera intensamente scura e avvolta dall’oscurità delle tenebre che celano la realtà e la trasformano con le paure e i sogni. Di Notte tutto è possibile. Aggirandosi tra l’oscurità e le tenebre nulla è chiaro e ben visibile. Durante la Notte il mistero della vita viene affievolito dai sogni, e i sogni stessi rappresentano un mistero. Tutto quello che cerco di racchiudere nelle mie opere, nelle mie maschere, parte dal mistero.

E le altre maschere?

Così come i 12 Segni Zodiacali che rappresentano il misterioso mondo dell’astrologia e del fato. Mi affascina tutto quello che ha a che fare con il simbolismo e l’arte della rappresentanza dei sogni e dei segni. Tutto il mondo del sensismo e dell’ultraterreno mi affascina e nello stesso tempo mi inquieta. Il fascino e l’inquietudine sono le sensazioni che provocano le mie maschere in chi le osserva. E il fascino e l’inquietudine sono l’emblema del Mistero, che è in sé meraviglia e irrequietezza.

Le sue creazione nascono forse anche da delle sensazioni? C'è forse anche qualche modello d'ispirazione?

Certo, le mie maschere nascono anche da sensazioni e ispirazioni generiche. Sono tutte mie creature, ex novo, nessun modello d’ispirazione né copie. Cerco nel misterioso mondo della vita e della storia quello che posso rappresentare. Ecco, per esempio, l’Egitto che affascina molto proprio per le innumerevoli domande rimaste mute e misteriosamente irrisolte. L’Egitto, come Cleopatra, racchiudono il fascino del mistero e la spregiudicatezza dell’ignoto. Come l’Oriente, d'altronde, da sempre rappresentato da immagini e mostri fantasiosi che hanno da sempre affascinato i viaggiatori e i conquistatori. Il mondo orientale ancora oggi, sin dai primordi della civiltà, con i Greci, i Macedoni e i Romani, è sempre stato etichettato come un mondo affascinante e nello stesso tempo inquietante, per i suoi colori, profumi e sapori dal risvolto “orientale”.

Una delle maschere forse più criptiche è la Medusa. Come nasce la volontà di rappresentarla?

Medusa è la leggenda del Mistero. Con Medusa ho potuto esprimere appieno il mondo del trascendente e dell’evanescente ricchezza della fantasia. Medusa è stata rappresentata da molti ma a parer mio magistralmente da Caravaggio che la rappresenta tra la vita e la morte. Gorgone decapitata ma ancora inarrestabilmente pietrificante, che con la bellezza seduce ed uccide con lo stesso sguardo. Credo che il mistero sia nato con Medusa, e che la stessa Medusa sia nata con il suo Mistero.

Credo di aver capito che tutto quello che circonda le sue maschere è avvolto dal mistero.

Le mie maschere nascono da qui. Vede, tutta la vita è un'irrefrenabile corsa verso quello che più di tutti rappresenta qualcosa di misterioso, ossia la morte. E la vita stessa è ancora un mistero. Tutti questi meccanismi fisici e astronomici che tutt'ora non riescono ad interpretare in modo esauriente ed esaustivo la vita in sé, è mistero. Credo che la sensibilità e l'entusiasmo stesso della vita stia nella sua misteriosità. Molti artisti, io credo di non considerarmi assolutamente tale, rappresentano e raffigurano il mistero. Pensi al successo della Gioconda tutto inscritto nel misterioso tentativo di decriptarne il senso. Da sempre quello che più ci affascina è il mistero, ed io cerco di raffigurarlo con le mie maschere.

Le sue due ultime opere sono “Luce e Natura”, forse le meno misteriose. Mi raccontava che sono state realizzate quando tre anni fa è ritornato a casa, qui nel Sud. Cosa rappresentano.

Il ritorno qui ha significativamente influito con La Luce e La Natura. Innanzitutto un mondo senza luce sarebbe un mondo senza vita. Ritengo che il mistero della luce sia nella sua stessa essenza di origine primordiale e luce indomabile della gloria divina. Dante descrive il Paradiso e la volta celestiale come un’immensa propagazione di Luce, e lo stesso Dio è Luce. Quindi il mistero della Luce sta nel non percepirla, difficilmente riusciremmo a descriverla senza utilizzare un termine di paragone, ma senza la quale percepiremmo il nulla. Il mio territorio, Lentiscosa, il Cilento, è Luce e Natura, una Natura rigogliosa e sempre ricca di colori e profumi intensi e vivi. Credo che le due maschere, create al mio rientro a casa, siano la mia personale raffigurazione della mia terra.

Un'ultima domanda e poi ci salutiamo. Lei ha partecipato per tanti anni al Carnevale di Venezia riuscendo anche a vincere una gondola d'oro che è il massimo riconoscimento per ci partecipa. Diversamente è andata con la sua ultima partecipazione al Carnevale del Cilento. É rimasto deluso?

Deluso per la sconfitta, No. Deluso per non essere stato compreso. Sa quando una persona pensa al Carnevale crede che sia traducibile soltanto con il baccano e il casino del divertimento. Io ho sempre cercato con le mie maschere di poter insegnare e trasmettere delle emozioni diverse anche attraverso il divertimento e il piacere. Il Carnevale di Venezia è qualcosa che non può essere descritto se non vissuto. Sono emozioni uniche dove anche i “burini” sono accorti verso le maschere e l'eleganza che trasmettono. I riconoscimenti vanno oltre il premio, è l'apprezzamento della sfilata che restituisce la ricompensa maggiore. L'ultima mia partecipazione è completamente diversa. Credevo di poter riempire il contenitore di quest'evento con un tocco glamour e di fascino che purtroppo non è stato recepito. Inviterei gli organizzatori a partecipare a qualche altro Carnevale per migliorarsi.

L'anno prossimo?

Per me l'anno prossimo è già oggi. Stiamo ricevendo contatti e inviti continui. Posso assolutamente dirvi che porterò il Sud e il mio paese, Lentiscosa, a Venezia con le mie maschere. É un ritorno che meritiamo.

Quest'anno, invece, parteciperemo al Carnevale di Agropoli il 5 Marzo, dopo aver partecipato al Carnevale di Sapri domenica 3 Marzo. Saranno due appuntamenti importanti per mostrare qui, nel Cilento, una cultura carnevalesca molto diversa rispetto al trambusto e al frastuono che di solito siamo abituati ad ascoltare. È anche simpatica l'idea di abbassare un po' i toni, anche il giorno di Carnevale, e osservare attentamente e silenziosamente queste maschere che ci raccontano storie, miti e leggende. Questo è il Carnevale che intendiamo raccontare ai tanti che ci seguiranno in questi due appuntamenti, Maschere che camminano su melodie di Morricone, Vivaldi e del Rondò Veneziano. Inoltre sarà anche il momento in cui mostreremo le due nuove maschere create quest'anno, il Mistero e l'Arte.

intervista a cura di Giangaetano Petrillo

LA MASCHERA VENEZIANA E IL SUO MISTERO

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