ANNO VINCENZIANO: CAMEROTA FESTEGGIA IL SANTO PATRONO VINCENZO FERRERI - Emmetag

La comunità di Camerota celebra la solennità di San Vincenzo Ferreri, Glorioso Patrono del comune omonimo. E l’evento, quest’anno, ha un qualcosa di speciale, poiché coincide con il sesto centenario della “nascita eterna”  del Nostro Apostolo della Verità. Era il 5 aprile del 1419, il mercoledì prima della Domenica delle Palme, verso le quattro del pomeriggio, allorquando il Santo si trasfigurò, tutto ad un tratto, in uno splendore di luce celeste, e poi giunte le mani e levati gli occhi al cielo esalare l’ultimo respiro.

Celebrazione eucaristica

In merito a questa speciale ricorrenza, da un’intuizione del parroco Don Andrea Sorrentino, la Parrocchia di San Daniele Profeta e San Nicola di Bari, con tanto di decreto diocesano, indice l’Anno Vincenziano: un anno interamente dedicato al Santo Patrono, che si concluderà il prossimo 16 dicembre, con un calendario ricco di iniziative.

La statua di San Vincenzo Ferreri

Tra queste, singolare la “Peregrinatio nel Comune di Camerota”. Per la prima volta il simulacro ligneo del Santo, pregiata opera scultorea del Settecento napoletano, nell’arco di una settimana, farà visita nelle frazioni del Comune: Marina di Camerota, Lentiscosa, Licusati, per poi ritornare definitivamente, il 13 Aprile, nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, nel paese capoluogo.

San Vincenzo Ferreri durante la processione

Domenicano, teologo e predicatore apocalittico, si adoperò finanche per la risoluzione dello Scisma d’Occidente. E nonostante si schierò inizialmente per il papa avignonese, il suo contributo a tale causa fu notevole. Consigliere e confessore personale del Papa (anti-papa) Benedetto XIII, alla vita nei palazzi del potere ecclesiastico preferì, di gran lunga, quella del predicatore, “araldo del Vangelo” nelle città e nelle campagne. Ha portato la parola di Dio in Spagna, Francia, Italia ed alcuni paesi dell’Europa centrale. Il dono delle lingue può considerarsi anch’esso già un miracolo: nelle oratorie, pur esprimendosi  sempre in catalano, era compreso da tutti.

La statua lignea in processione al tramonto

Canonizzato da Callisto III, il 3 giugno 1455 nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva in Roma. Nel processo di canonizzazione, uno dei primi e più belli che la Chiesa possegga, tra tanti prodigi, straordinari per numero e qualità, ben 873 furono dichiarati per autentici.

Nella biografia del Santo nulla sorprende. Padre Tomarelli nel suo libro ci ricorda che per Vincenzo “Era un miracolo quando non faceva miracoli”. Oltre a sottolineare l’aspetto che mentre per tanti altri Santi il prodigio è un avvenimento isolato ed eccezionale, per il Nostro era una delle azioni più comuni e frequenti.

Voler sintetizzare, in un breve saggio, la vita del Santo è impresa veramente difficile.  Per coglierne l’essenza, e qualche insegnamento, ho preferito avvalermi del prezioso supporto di Padre Antonio De Luca, Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, al quale ho rivolto le successive interrogazioni.

Particolare della statua lignea di San Vincenzo Ferreri

L’esistenza di Vincenzo Ferreri, interamente consacrata al Signore, è densa di significati ed avvenimenti. Domenicano, Predicatore e Teologo. In vita e da Santo quale contributo ha fornito (e fornisce) alla Chiesa, intesa nella duplice veste istituzionale e spirituale?

La vita del domenicano San Vincenzo Ferreri (1350 – 1419) sa di un avventuroso e straordinario percorso di ricerca di Dio. Un lungo ed estenuante viaggio per l’Europa alla ricerca di uomini e donne capaci di accettare la volontà di Dio e di edificare la pace. L’estrema povertà dei mezzi non limitò l’ardore apostolico e missionario di Vincenzo che in maniera infaticabile per più decenni incontrava sovrani, principi, conti e gente umile per ricucire i rapporti, per difendere la verità e per rispondere agli appelli che da parte del pontefice gli venivano rivolti. Meritò il titolo di “tromba dello Spirito Santo” per la profondità del pensiero e complessità dei ragionamenti attraverso i quali illuminava l’intelletto e la ragione.

San Vincenzo Ferreri nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Camerota

Qual è il Suo “Testamento Spirituale” lasciato in eredità ai fedeli?

Mi piace sottolineare un richiamo importante che riemerge nella predicazione di San Vincenzo. Di fronte a scismi, eresie, conflittualità, vendette e rappresaglie, Egli volle predicare il destino ultimo e definitivo dell’essere umano. Non solo con l’intento di suscitare il pentimento, ma per alimentare la consapevolezza del divino e dell’incontro con Dio ricco di misericordia ma anche con Cristo Gesù giudice dei vivi e dei morti. Le verità ultime e conclusive dell’avventura umana non servono solo a suscitare paura ma ad alimentare speranza. Il vero testamento è il monito verso l’eternità. Siamo fatti per il cielo! A noi moderni schiacciati sulla materialità di un istantaneo e di un presente immutabile ci viene rivolto l’invito a pensare anche al “dopo”!

La statua in viaggio verso Marina di Camerota

Quel Timete Deum impresso sul libro che regge nella mano sinistra, da molti interpretato come un ammonimento, in realtà cosa significa?

L’iconografia ci presenta San Vincenzo con il libro con il monito che certamente non vuole essere una paura ma un invito al senso biblico del timore del Signore. Nelle Sante Scritture si dice che «Il principio della saggezza è il timore del Signore» (Prov. 9,10). Nella teologica Sacramentaria il timore di Dio è un dono dello Spirito Santo che viene conferito nella Cresima. In realtà esso coincide con la decisione di prendere Dio sul serio! Con Dio non si scherza e non si bara. Prendere Dio sul serio è la vera sfida di una fede che se pur guarda ai testimoni di santità, risale a Dio fonte di ogni santità. Ma anche l’attenzione a far crescere una fede teologa che attinge alla parola di Dio, e alla sana tradizione ecclesiale.

San Vincenzo in viaggio verso Marina

Il processo di canonizzazione ha riconosciuto per autentici tantissimi miracoli, alcuni dei quali veramente surreali. Fermo restando il principio che il Prodigio è un avvenimento eccezionale, oggi – nell’epoca di internet e del cinema con gli effetti speciali, e con credenti sempre più dubbiosi – quale chiave di lettura dobbiamo attribuire ad un miracolo?

Restiamo ammirati per gli innumerevoli racconti di prodigiosa e straordinaria potenza. Miracoli e interventi che narrano della santità di Vincenzo Ferreri. La chiesa si accontenta di accertare il vero miracolo che è la carità, l’amore ai poveri, agli ultimi e ai più indifesi. Spesso molti racconti si rifanno a una tradizione orale ma bisogna anche stare attenti a non ridurre la santità a una macchina per i miracoli. I nostri Santi sono anche i nostri intercessori e protettori, per noi pregano e ci assistono nel nostro cammino e nelle vicende liete e tristi del nostro esistere. I miracoli di San Vincenzo furono prima di tutto la sua vocazione, la fedeltà, la fatica del dialogo e la comprensione dell’errante, al quale con forza ha annunciato la conversione ed il perdono.

testo e foto di Pietro Avallone

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