MADRE: MAESTRA D'AMORE O D'ODIO? - Emmetag

“Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra ' mortali,

se’ di speranza fontana vivace”

Divina Commedia, Paradiso, canto XXXIII vv. 7-12

Particolare Madonna del libro di Botticelli

Queste le parole che Dante, attraverso San Bernardo, eleva alla Vergine Maria: sono versi che commuovono e, nel contempo, schiaffeggiano. Ti inghiottono, quasi contro la tua volontà, ti riempiono di un’estasi che, quasi, stordisce. Sono parole capaci di suscitare nell’uomo l’urgente desiderio del mettersi al servizio di una bellezza gratuita - frazione d’infinito contro l’ombra della morte, dell’oblio, del nulla - in grado di trasformare il mondo in un incontro.

Il sommo poeta, all’inizio del canto XXXIII, definisce la Madonna “madre”, la cui misericordia e pietà conforta l’uomo, ridestandolo da un effimero tentativo di catarsi, che, senza la sua intercessione, apparirebbe vano. Maria, prima ancora di manifestare la propria natura divina, è innanzitutto la madre, che educa all’amore e veglia, come mostra magistralmente “La pietà” di Michelangelo.

Ma cosa accade quando una mamma antepone delle fantomatiche macchinazioni e l’istinto di sopravvivenza all’amore per i figli? È questo il caso di Clitemnestra, nella tragedia sofoclea Elettra. La regina uccide suo marito Agamennone e la figlia, Elettra, creatura di formidabile statura morale, è disposta a compiere il matricidio per vendicare la morte del padre. L'eoina tragica, a differenza delle sorelle Crisotemi e Ifianassi, ontologicamente differenti e pronte ad accettare il compromesso, eccede (dal latino ex centro), ma la scomodità è il prezzo da pagare per l’autentico.

Elettra, il cui isolamento nelle scene tragiche è segno della profonda esclusione dalla realtà in cui è condannata a vivere, è una principessa ridotta schiava nella sua stessa reggia da Clitemnestra, madre e assassina, e il compagno Egisto, ormai arbitri assoluti della casa. Nonostante tutto, è incapace di rinunciare alla lotta e il suo lutto sempre rinnovato la spinge alla vendetta. L’odio inestirpabile, che cresce in lei, la consuma, ma nel contempo le permette di vivere. Nel dramma, Clitemnestra si rivolge alla propria figlia con così grande ostilità: ma Elettra non vacilla e, impregnata del suo radicalismo e durezza, non cede dinanzi a nulla. La madre non conforta la giovane, non condivide minimamente il suo dolore e alla sua follia disperata contrappone l’esaltazione, la gioia. Ti chiedi, meravigliato, come una madre possa gioire dinanzi a tanta sofferenza. Ma lo stupore aumenta quando ti accorgi che la regina, oltre a rivendicare al suo gesto la sacralità di un atto dovuto e voluto dalla giustizia divina per sanare il crimine commesso, in precedenza, da Agamennone, ovvero l’assassinio della figlia Ifigenia, mostra allegria e sfrenatezza persino dinanzi alla notizia – che poi si mostrerà esser falsa - della morte di Oreste, l’altro figlio che avrebbe potuto ucciderla per vendicare la morte del padre. Ti domandi come ciò sia possibile ma, poi, comprendi che la regina non agisce da madre, non è sofferente: mira solo alla propria sopravvivenza.

Medea di Anthony Frederick Augustus Sandys

Medea, invece, nell’omonima tragedia euripidea, giunge perfino ad uccidere i propri figli: troncare la vita degli affetti più cari è desiderio di autopunizione per i crimini commessi in passato, di redenzione. La formidabile grandezza d'animo di Medea sta nell'aver compiuto un omicidio e non un suicidio. La straniera, originaria della Colchide, avrebbe potuto ammazzarsi, ma ciò non le avrebbe consentito di avviare un lungo, doloroso processo di salvazione.

Madre e figlio di Klimt

Ma accanto a questi esempi estremi ed eccezionali, di cui la tragedia greca di età classica si fa portavoce, troviamo anche donne, le cui braccia proteggono i figli sempre, perché, come cantava Vecchioni, “o madre, madre,/ che infinito, immenso cielo/ sarebbe il mondo/ se assomigliasse a te”.

parole di Rosanna Caiazzo

immagini tratte dal web