NAPOLI: LA BELLEZZA DELLA VITA NUDA - Emmetag

Sempre più convinta, vedi in Napoli non una città, ma uno stato d'animo che si manifesta attraverso le sue creature, quelle che – ogni giorno – incontri, durante le tue passeggiate, nell'incanto senza tempo dei vicoletti, agli angoli delle strade. Ti basta percorrere poche centinaia di metri – circondata da note di vecchie canzoni e sorrisi gratuiti - per incontrare una polifonia di sentimenti, la bellezza della vita nuda. Qui ogni istante si fa scandalo. Cammini, infreddolita, le mani infilate nelle tasche del giubotto, e cattura la tua attenzione un ragazzo. Capelli di ruggine agitati dal vento e occhi color della notte, una fusione di iridi e pupille. Appoggiato al muro di una pizzeria, nei suoi jeans sbiaditi, ti sorride in maniera sbilenca. Ma nel suo sguardo si agita un tumulto di stati d’animo. Percepisci il dolore, la voglia di riscatto. Eppure, non conosci la sua storia. Non sai che ha viaggiato a lungo, ha divorato sprazzi di bellezza in giro per l’Europa: è stato provocato alla vita e dalla vita; ora, cerca questo incanto nei drammi quotidiani del rione in cui è cresciuto, nei palazzi scrostati e cotti dal sole - testimoni dei suoi segreti -, nel vocìo stanco, ma allegro della madre, nella quotidianità. Ma tutto questo non gli basta, vuole di più. Ha dei sogni per il suo quartiere, vuole realizzarli. Ha nostalgia di uno sguardo che riconosca la sua unicità, che non giudichi e inscatoli la sua vita prima ancora di averla accettata nel suo straordinario, scomposto emergere. Distogli lo sguardo, trascinata dal vociare allegro di un gruppo di ragazzini con il pallone sotto il braccio e un sogno nel cuore, e prosegui – attenta – la tua passeggiata, in un tripudio di colori e rumori.

Poi, i tuoi occhi si posano su un’anziana signora alla finestra. Indugi sull’interno: aglio e peperoncino appesi al muro, un camino spento e foto ingiallite - di tempi ormai lontani - a nascondere le crepe che percorrono la parete. Rughe profonde segnano il suo volto, a ricordarle gli anni ormai trascorsi, le esperienze accumulate e i sogni infranti. C’è qualcosa di magnetico in lei, probabilmente lo sguardo umido: tradisce il rimpianto, mentre - vigile - osserva lo spaccato di vita quotidiana che Napoli le offre. Alza le rade sopracciglia in segno di dissenso, quando un gruppo di ragazzine urla in maniera assordante, spingendosi lungo il marciapiede. Sposta, poi, i suoi occhietti, sul figlio della vicina e sulla ragazza che tiene per mano, tentando di scoprirne l'identità. Osserva i passanti e i loro movimenti frenetici, la loro instancabilità. Avverte il profumo delle pizze fritte divorate dai passanti, percepisce l’odore del pesce fresco, giunto dalle acque del golfo. Respira il profumo della città, mentre il chiacchiericcio dei turisti e la miriade di lingue parlate si fonde, nella sua testa, in una sorta di dimenticanza di sè. Perché lei vorrebbe dimenticare. Tu non lo sai, ma – sessant'anni prima - ha dovuto rinunciare all’uomo che amava per adempiere al volere di un padre troppo autoritario. Per lei, amare significava armare le mani di un altro, permettergli che frugasse nelle sue fragilità per trasformarle in slancio. Eppure, le mani dello sposo, per anni, si sono armate soltanto di violenza. Quella donna alla finestra è vestita di sacralità ferita.

Continui a camminare, sorridi bonariamente all'uomo che tenta di venderti fortuna e felicità, attraverso i tradizionali corni. Ti soffermi, poi, sul negozio di fiori, lì, all'angolo della strada, e sui girasoli che ti piacciono tanto. Improvvisamente, lo sguardo è colpito dal passaggio di una coppia. Pupille nelle pupille, sguardi che fioriscono e cuori che ridono. Si amano, esistono l’uno in relazione all’altro. Gratitudine negli occhi color del grano di lei, cura infinita negli occhi di lui. La loro semplicità è trasformata in grazia dalla consapevolezza di essersi riconosciuti tra i tanti, di essersi scelti. Sono avvolti da una luce particolare. Non sospetti, però, che tutta quella gioia è accresciuta dalla recente scoperta di una gravidanza. Della vita lei si fa dimora e lui ne è grato.

La tua passeggiata prosegue, sei assorta nei tuoi pensieri e, per qualche minuto, ti estrani dal formidabile caos che anima le viuzze del centro storico, in una sospensione del tempo. Ti accarezzano i pensieri, quando ti ridesta una voce aggressiva. Alzi lo sguardo. In un angolo, seduto su uno scooter malandato, un uomo urla al telefono, con la mano sinistra che - frenetica - gesticola e tradisce la rabbia, il nervosismo. Sprazzi carpiti di conversazione ti comunicano che i suoi affari non danno i risultati sperati. La frustrazione disegna i connotati del suo volto bruciato dal sole, lo sguardo - arcigno - freme, sotto le folte sopracciglia. Il timore si fa strada dentro di te.

Accelleri il passo e a catturare il tuo sguardo un nuovo volto, un altro paio di occhi: sono chiari, screziati di verde. Appartengono ad un uomo di mezz’età. Capelli vaporosi e abiti d’altri tempi lo distinguono dalla folla. Regala versi alla gente, sprazzi di bellezza capaci di scuotere dal torpore dell’abitudine. Modella le parole come fossero creta e le rende palpabili. Crea. Poi, mette i desideri, i sogni su carta e li dona. Nella sua scrittura trova spazio l'amore e il rimpianto, il dolore e il riscatto, la rabbia e la gioia: c'è l'uomo nei suoi scritti, intriso di contraddizioni, ma incredibilmente vivo. D'improvviso, ti prende per mano, scruta i tuoi occhi color nocciola e scrive. Ti porge un foglio di carta così sottile, che temi si dissolva nell'aria. Gli sorridi e leggi: “Fai il pieno di speranze e volti: tu sei come guardi. La tua delicatezza impreziosisce i luoghi”.

parole di Rosanna Caiazzo 

scatti di Alessandro De Vita / Rosanna Caiazzo/ Celestino Tedeschi